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mercoledì, 16 Aprile 2025

Divinità in incognito: Eugenio Montale svelato in un epistolario inedito a Margherita Dalmati

28.03.2021 – 13.00 – Per onorare i quarant’anni della morte di Eugenio Montale (1896-1981) poeta, critico musicale, letterario e scrittore italiano, e i cento anni dalla nascita di Maria Nike Zoroyannidis, in arte Margherita Dalmati (1921-2009), musicologa, poetessa e artista greca, oltre che Musa ispiratrice di Montale per la raccolta di poesie Satura, la studiosa Alessandra Cenni ci ha donato una pubblicazione inedita di quarantadue lettere ritrovate a casa della Dalmati ad Atene, firmate da Eugenio Montale. Un capolavoro di estrema finezza di ricerca e di stile che ci permette di assaporare una nuova visione del Montale mai narrata dalla letteratura italiana, poiché la reputazione da rispettare del poeta e importante critico era più importante dell’uomo pigro, stanco, brutale e ironico che detestava tutti gli incontri mondani a cui era obbligato a partecipare come servizi fotografici, incontri e interviste.

Il libro è stato intitolato Divinità in incognito, Lettere a Margherita Dalmati (1956-1974), (pubblicato con la casa editrice Archinto) titolo già ipotizzato dal poeta e confessato in una delle lettere alla sua Musa, così nobilmente restituito dalla studiosa Alessandra Cenni, dopo aver ritrovato e analizzato minuziosamente un plico di lettere nella casa della Dalmati. Ma non abbiamo le risposte di queste lettere, forse bruciate da Montale come era solito fare per cancellare ogni traccia delle sue infedeltà, fossero esse reali o immaginarie.

Ancora una volta, la potenza di un epistolario, per quanto a senso unico a noi rinvenuto, ci svela l’immortalità di una “amicizia amorosa”, particolarmente sentita da parte del famoso poeta italiano e, forse, ampiamente ricambiata dalla giovane artista greca. I due, dopo un incontro casuale che non suscitò nessun interesse, si ritrovarono per caso nel 1962 ad Atena, in primavera: lui già poeta celebre e riconosciuto dalla critica italiana, lei un’artista in crescita che traduceva i più grandi poeti greci in italiano e quelli italiani in greco. È proprio grazie a Margherita Dalmati se l’Italia ha avuto l’onore di leggere i versi di Kavafis, autore da lei stimato e ampiamento tradotto insieme a Montale. Ma a unire i due letterati era la musica: Margherita suonava il clavicembalo e Montale era un abile critico musicale per il Corriere d’Informazione.

Fino ad oggi, a parte pochi amici che ai tempi chiacchieravano superficialmente sulla possibile relazione tra i due, l’”amicizia amorosa” tra Eugenio Montale e Margherita Dalmati è rimasta ignota.
Le quarantadue lettere scritte quasi tutte su carta intestata del Corriere della Sera e firmate Eugenio oppure Agenore (noto re fenicio di Tiro) non raccontano solo una delicata, inquieta relazione da parte del poeta che sente i ventiquattro anni di differenza, ma non può fare a meno di amarla come donna rendendola Musa, ma ci offrono uno sguardo, seppur rapido, sull’ambiente culturale del tempo, dove noti intellettuali come Mario Luzi, Giansiro Ferratae e Maria Callas, vengono spesso nominati dal poeta.

Eppure, tanta conoscenza del mondo letterario, tanta fama ancora prima del Premio Nobel e tanta riconoscenza da parte dei suoi colleghi, non permettevano a Montale di scindersi dal suo “male di vivere” – probabilmente necessario fino all’ultimo per produrre versi – ma neanche di vivere economicamente in tranquillità, come afferma in una lettera del 22 maggio 1962:” Mi hanno assegnato il premio Internazionale Feltrinelli, attribuito dalla Accademia dei Lincei. I denari sono molti, ma chissà se il fisco me li lascerà. Del resto non potrò mai acquistare un piccolo appartamento, non saprò mai dove mettere i libri e vivrò sempre in modo provvisorio. Qui tutto è spaventosamente caro e il mio stipendio copre poco più dell’affitto di casa.” (pag. 42)

Una condizione precaria che ci viene svelata con certezza dalle parole di Eugenio Montale, la stessa che lo rende ancora più interessante agli occhi dei nuovi lettori, grazie alla possibilità offerta da Alessandra Cenni di poter conoscere il grande poeta italiano, vincitore del Premio Nobel nel 1975, non solo come intellettuale affermato, ma anche come uomo, nei suoi eccessi, nei suoi attaccamenti, affetti, paure e pigrizie, desideri nascosti, inconfessabili, come un amore improvviso, ma troppo tardi ormai per poter essere vissuto. La difficoltà economica, la palla al piede della sua domestica, il ricordo incombente della moglie defunta e il disinteresse alla mondanità ci offrono un quadro autentico e di classe per imparare a leggere, ancora e ancora, uno dei più grandi autori delle lettere italiane.

f.s

 

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