22.03.2021 – 13.28 – L’episodio è noto, l’indagine della Procura di Pordenone in corso, e il motivo (nonché le responsabilità) per cui un mezzo blindato Centauro dell’Esercito Italiano, impegnato nel poligono di tiro del Cellina in un’esercitazione congiunta notturna fra Brigata Pozzuolo del Friuli, Genova Cavalleria e Lagunari di Venezia, è finito per colpire una struttura privata sparando verso il centro abitato di Vivaro anziché nella direzione opposta, verrà accertato. Già prima di Facebook, e al di là dell’indubbia pericolosità di quanto accaduto, l’ironia del colpo di un blindato che colpisce un pollaio sarebbe stata sufficiente a fornire ispirazione ai vignettisti per settimane; con Facebook, mondo all’interno del quale di serio ed esatto c’è punto o poco o nulla, commenti e fotografie di tutti i generi (l’enciclopedia del carro armato: si è visto di tutto, dagli Sherman ai blindati sovietici) si sono sprecate. E fin qua.
Il punto è che, passata l’ironia, i bersagli (sbagliati tanto quanto il pollaio) delle critiche e delle accuse, spesso pesanti, di incapacità e impreparazione sono diventati i militari in esercitazione, e i corpi di cui fanno parte, Genova Cavalleria in primo luogo. In Italia, fra una proposta di scioglimento delle Frecce Tricolori e una battuta sui reparti che non hanno neppure i soldi per la benzina, non è insolito ironizzare sui militari; e loro, i soldati dell’Esercito, ci sono anche abituati, ormai da tempo. Eppure, l’Esercito Italiano è stimato all’estero per professionalità e preparazione, ed è considerato uno dei migliori al mondo: è valutato dagli analisti militari statunitensi fra il decimo e il dodicesimo globalmente, come capacità bellica complessiva. Subito dopo la Turchia e prima dell’Iran e della Germania, per intenderci. E il Genova Cavalleria? Un reggimento di dilettanti allo sbaraglio, da commedia all’italiana anni Sessanta e meme sui Social? Niente di più lontano dalla verità: si tratta del più antico reggimento della cavalleria del nostro paese, protagonista di vittorie e (quando non furono vittorie) di imprese coraggiose dagli inizi del Settecento a oggi. Sconfisse i francesi di Napoleone a Mondovì, nella Campagna d’Italia, meritando due medaglie d’oro; partecipò a tutte e tre le guerre del Risorgimento, combatté sul Carso della Prima Guerra Mondiale guadagnandosi molte altre medaglie per il valore dei suoi soldati e degli ufficiali. Fu in Africa, in Grecia e a Roma nella Seconda Guerra Mondiale; e poi, dall’inizio della Guerra Fredda, quando la Repubblica Italiana era giovane e delle divise di chi stava oltre il confine a est si aveva timore (e la strategia d’arresto prevista in caso di guerra era quella, ben nota agli ufficiali, del sacrificio estremo), fino poi alla dissoluzione dell’Unione Sovietica e della Jugoslavia e a oggi, Genova Cavalleria fu sempre vicino a noi. Un corpo delle forze armate italiane fra i migliori, allora e oggi. Poi c’è l’ironia della sorte, e fa anche bene riderci un po’ sopra; fin che il sorriso non si trasforma in notizie sbagliate e critiche prive di fondamento, che diventano anche immeritate offese, e allora non va bene più.
[r.s.]