17.03.2021 – 14.30 – Durante il primo lockdown, a marzo 2020, la crescita continua dei contagi, in una situazione di radicale diversità dal 2021, tra mancanza di trattamenti medici per il Covid-19 e penuria di dispositivi di protezione individuale, aveva imposto un’ulteriore stretta: erano stati infatti chiusi tutti gli alimentari per le giornate festive e le domeniche, lasciando quali unici esercizi commerciali aperti edicole e farmacie. Una soluzione nata dall’urgenza emergenziale tesa a dare un po’ di respiro a commessi e personale che non avevano ancora nemmeno mascherine e guanti adeguatamente anti Covid-19.
A un anno di distanza, citando la crescita dei contagi, i Sindacati del Friuli Venezia Giulia tornano a chiedere l’assoluta chiusura di tutti gli esercizi commerciali, a prescindere dalle dimensioni e dalla categoria merceologica di vendita, nelle giornate festive e nelle domeniche. Specificatamente la richiesta proviene dai sindacati di categoria del commercio Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, assieme alle rispettive segreterie confederali.
“Nel 2020 – dichiarano Francesco Buonopane e Villiam Pezzetta per la Cgil, Adriano Giacomazzi e Alberto Monticco per la Cisl, Mauro Franzolini e Matteo Zorn per la Uil – la scelta di chiudere i supermercati si rivelò una misura responsabile e utile, garantendo un minimo indispensabile riposo agli addetti di settore e contribuendo inoltre a limitare gli spostamenti, con maggior beneficio della collettività e senza precludere la fornitura di beni di prima necessità, garantita durante la settimana”.
La richiesta dei Sindacati non sembra però considerare come la misura approvata un anno addietro era sorta dall’urgenza d’una situazione straordinaria; la soluzione infatti portò specie nelle prime settimane alla formazione d’infinite code di clienti che si affollavano il venerdì con concreti rischi di assembramento e contagio.
In aggiunta a ulteriori “serrate”, i Sindacati hanno richiesto che si fornisca priorità nell’erogazione dei vaccini alle categorie a contatto con il pubblico; una richiesta che dovrà, come tante altre categorie e settori, scontrarsi con la realtà di una mancanza di dosi di vaccino anti Covid, tra tagli alle forniture e ritiri di lotti AstraZeneca.
“Abbiamo richiesto alla Regione di farsi portavoce nei confronti del Governo nazionale – chiedono Cgil-Cisl-Uil – affinché nel piano vaccinale possa trovare adeguata priorità chi lavora nel commercio e nel comparto turistico-ricettivo e del commercio, così come del resto enunciato nell’avviso comune sottoscritto nei giorni scorsi a livello nazionale tra i sindacati e le associazioni datoriali dei settori. Questa azione, nel quadro della lotta alla pandemia, contribuirebbe al contenimento del contagio e permetterebbe a tutto il commercio, già pesantemente colpito dal lockdown, di iniziare un percorso di ripresa a favore di tutta la comunità in condizioni di piena tutela della salute di tutti”.
[i.v.]