23.6 C
Udine
venerdì, 6 Giugno 2025

M5S Trieste: “Troppe donne vittime di violenza”

11.03.2021 – 08.45 – Si è svolto ieri il terzo incontro di avvicinamento alle elezioni comunali di Trieste, organizzato dal Movimento 5 Stelle Trieste. E’ stato affrontato il tema della violenza sulle donne. Il dibattito è stato stimolato dall’intervento di due professionisteMaria Grazia Apollonio e Rosaria Ponticiello, entrambe psicoterapeute, che hanno messo l’accento sulla necessità del cambiamento culturale per combattere efficacemente la violenza di genere. L’incontro è stato moderato da Adriana Panzera, consigliere circoscrizionale M5S e dipendente Asugi, e al dibattito sono intervenute sia Alessandra Richetti, candidata sindaco e presidente della sesta circoscrizione, che Elena Danielis, capogruppo M5S al Comune di Trieste e capolista alle prossime elezioni. “Lunedì sera in piazza Unità mi ha colpito moltissimo sentire scandire l’elenco delle 13 vittime di femminicidio già registrate quest’anno – è stata la riflessione di Alessandra Richetti -. Se è vero che le norme introdotte sono un passo in avanti, dobbiamo riconoscere che la violenza sulle donne passa dal cambiamento culturale che sarà lungo e che deve partire dai modelli educativi che diamo ai nostri figli”.

La candidata sindaco si è soffermata poi ad analizzare quanto vissuto nei cinque anni di presidente della sesta circoscrizione di Trieste. “Vogliamo parlare dei modelli di dialettica politica? Purtroppo ho visto anche nel consiglio circoscrizionale che spesso c’è una violenza verbale nei confronti della donna. Inoltre va affrontato anche il tema della violenza sulle donne straniere, perché se ne parla molto poco: sono ancora più difficili da contrastare perché le agenti si trovano a dover esercitare il loro servizio nei confronti di altre culture che non accettano l’autorità al femminile. Anche in questo contesto vanno pensati percorsi di educazione al rispetto della donna”. Infine l’auspicio a migliorare i servizi dell’amministrazione locale. “Dare ospitalità ad una donna maltrattata è un compito del Comune ma il servizio va ampliato grazie alla collaborazione dei soggetti del terzo settore”.

Secondo Elena Danielis “siamo immerse in un clima culturale che quotidianamente dobbiamo scardinare, è un processo lungo e per questo motivo è più efficace farlo intervenendo sull’educazione dei nostri figli. Uno dei tasselli fondamentali su cui operare è la disparità economica e lavorativa, le donne sono sotto occupate e sotto impiegate oltre che sottopagate, in alcuni settori l’occupazione femminile è preponderante, l’assistenza alla persona, la cura dell’infanzia, il settore delle pulizie. Al contrario nelle posizioni apicali ci sono pochissime donne, eppure in Italia la percentuale di laureate supera di gran lunga quella dei laureati. Schiacciate dal care giving le donne impiegano mediamente 5 ore al giorno in attività di cura non retribuite contro le due degli uomini. La pandemia ha aggravato ulteriormente questa situazione, siamo ancora più povere e stressate. La comunicazione ed i media non aiutano, troppo spesso sentiamo contestare la parola femminicidio che invece è un termine che unisce il reato con la ragione che ha portato a compierlo: la cultura del possesso, fondamento del patriarcato”.

Ilaria Dal Zovo, consigliere regionale M5S, ha ricordato che “In Fvg abbiamo la legge 17 del 2000 che in sostanza finanzia progetti antiviolenza e istituisce centri per le donne in difficoltà. Il M5S ha depositato una proposta di legge che affronta il tema della violenza a 360 gradi non solo quello ai danni delle donne, amplianto il raggio d’intervento dell’attuale normativa regionale” mentre Adriana Panzera ha evidenziato che “i dati ISTAT presentano un incremento delle chiamate (+119,6%) al numero 1522 per le richieste d’aiuto e sono aumentate anche le chiamate per aver informazioni sui centri antiviolenza (+65,7%); questi dati evidenziano le gravi dimensioni del fenomeno della violenza contro le donne soprattutto nell’ultimo anno: durante la pandemia covid 19 la convivenza forzata e l’impossibilità a sottrarsi materialmente, causa l’isolamento, hanno reso le donne e i loro figli più esposti alla violenza domestica”.

(c.s) d.g.

Ultime notizie

Dello stesso autore