18.02.2021 – 15.53 – “La voce che si leva da questo consiglio regionale giunga forte, attraverso la giunta, al governo. Ma non sia un nuovo appello destinato a cadere nel vuoto. L’ennesimo nulla di fatto sarebbe intollerabile per quanti continuano davvero a credere nella verità, nella giustizia e nei diritti umani”. Lo affermano i consiglieri regionali Giuseppe Nicoli e Mara Piccin (Forza Italia), dopo il voto favorevole alla mozione 220 sulla forte azione diplomatica cui è invitato il governo nazionale nei confronti dell’Egitto per giungere a una verità processuale sul caso Regeni, sul quale “sinora forse è mancata proprio quella politica che, un tempo, sul piano internazionale lavorava, magari sottotraccia e senza clamore se non a risultati acquisiti, per un Paese sul quale non c’era bisogno di spendere troppe parole sulla sua autorevolezza e credibilità. Purtroppo, per Giulio Regeni il nostro Paese non è ancora riuscito a pretendere risposte credibili da parte dell’Egitto”.
“Con in mente, prima di tutto, il dolore e la volontà di giungere alla verità della famiglia Regeni, della comunità regionale, dell’Italia e di quanti credono nella giustizia – specificano Nicoli e Piccin – il gruppo di Forza Italia non ha avuto dubbi nell’esprimere voto favorevole a questa mozione, come non ne ha avuti, a dicembre, quando ha approvato le mozioni volte a ottenere la liberazione di Patrick Zaki, tutt’ora un purtroppo un caso irrisolto, e dei 18 pescatori di Mazara del Vallo che erano imprigionati in Libia, caso che invece ha avuto esito positivo”.
“Queste vicende hanno in comune i rapporti con regimi che di democratico non hanno nulla – osservano -, perché calpestano i diritti più elementari della persona. Questi diritti sono un pilastro dell’Occidente, una conquista irrinunciabile. La loro affermazione non deve mai essere motivo di contrapposizione tra le parti politiche. È positivo, dunque, che anche questa mozione veda l’unanimità del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, come avvenne per le mozioni di dicembre”.
“Certo, la politica deve occuparsi del “come” pretendere il rispetto di questi principi e diritti sul piano internazionale – continuano -, dove gli spetti geopolitici, le pressioni e gli interessi rendono complesso il rapporto con Stati che, sulla carta, non meriterebbero di doversi più rapportare con l’Italia e l’Occidente. Ma è la diplomazia, come sappiamo, il primo strumento che mette a disposizione la nostra Costituzione per risolvere ogni controversia. Ci sono però circostanze che restano difficili da tollerare. Come noi tutti pretendiamo che la giustizia faccia il suo corso in tempi ragionevoli, si deve considerare che in questo caso sono già passati cinque anni. Un’eternità, in cui la magistratura italiana ha fatto la sua parte, tra mille difficoltà, mentre la controparte si è potuta permettere, più volte, di prendere a schiaffi una nazione come l’Italia. Non può che essere mancata, in questa vicenda, proprio la politica”.
[c.c]