Friulani in Antartide: storie di uomini che hanno segnato un meta importante nella storia d’Italia, la sottoscrizione al Trattato Antartico (1981/86).

“Siamo in cammino, ramponi ai piedi, sul ghiaccio di un lago annidato fra i monti Transantartici. Alle venti dell’11 dicembre io e Ignazio abbiamo lasciatole tre baracche della base Vanda e siamo partiti per una traversata sulle montagne fino all’altipiano polare”. Marcello Manzoni in “Zingari in Antartide”, 2012

17.02.2021-07.00- Il 15 febbraio alle 11.30, il Sindaco Pietro Fontanini e l’assessore alla Cultura Fabrizio Cigolot insieme a Giovanni Muscio Direttore del Museo di Storia Naturale di Udine e Marcello Manzoni, geologo e geografo del Cnr, figura chiave nella sottoscrizione del Trattato d’Antartide, hanno inaugurato presso la Galleria Tina Modotti la mostra “Friulani in Antartide”.
L’esposizione è stata realizzata dal Museo di Storia Naturale di Udine in collaborazione con l’Archivio Storico di Ardito Desio, il Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste, il Museo Nazionale dell’Antartide “Felice Ippolito” sezione di Trieste e la famiglia Piussi.

L’aspetto realmente interessante è il ruolo diplomatico che questi uomini hanno avuto nell’iter per la sottoscrizione dell’Italia nel trattato Antartico nel 1981 i quali, insieme alle attività che hanno mantenuto durante cinque anni, hanno portato alla firma definitiva nel 1986.
Il Dr. Muscio ha spiegato che l’idea della mostra è nata dalla volontà di cercare di valorizzare l’Archivio Desio con iniziative annuali. Il materiale che stanno analizzando è estremamente importante sia da un punto di vista scientifico, sia storico per la condizione geopolitica del luogo. Sono documenti e testimonianze che disegnano un pezzo di storia del Friuli-Venezia Giulia e dell’Italia nel suo posizionamento politico a livello mondiale. A questo si aggiunge il desiderio di raccontare le avventure che il continente ha narrato dalla sua scoperta fino ad oggi, evidenziando il ruolo che la ricerca scientifica ha avuto e continua ad avere, grazie ai lavori che vengono svolti in Antartide per l’analisi dell’evoluzione climatica della sfera terrestre.

Tra una serie di incartamenti che Ardito Desio aveva redatto per l’organizzazione e la perizia di una spedizione scientifica in Antartide, che avrebbe voluto fare nell’anno 56’/57’ durante il cosiddetto “Anno Polare” promosso dall’Unione Geofisica e Geodetica internazionale, è venuta alla luce la corrispondenza, dai toni diplomatici, tenutasi in quegli anni con il Ministro Mario Lucciolli. Un importante Membro del Governo, allora responsabile delle Relazioni Internazionali del Quirinale, che accompagnava il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi nei suoi continui viaggi negli Stati Uniti. (Questi documenti, insieme ad altri reperti, sono presenti nell’allestimento della mostra).
Fino a quel momento erano solo dieci i paesi che organizzavano in Antartide ricerche di diverso genere. l’Italia, per poter entrare a far parte di quel gruppo ristretto, avrebbe dovuto iniziare a realizzare spedizioni di tipo scientifico che presupponevano costi molto elevati (si stima, allora, una cifra di 600 milioni di lire).

Dalle lettere scritte al Ministro si deduce che, il primo progetto del 1954 minuziosamente pianificato per attraversare l’Antartide nel suo punto più stretto, dal Mare di Weddel al Mare di Ross, fino al Polo Sud, era saltato per mancanza di mezzi. Inoltre, non poteva più essere presentato perché già in fase di realizzazione da parte di neozelandesi e inglesi economicamente più forti. Suggerì quindi al Ministro, in toni molto pacati, di chiedere una mano agli Stati Uniti d’America che, in quel periodo, sembravano propensi ad aiutare altri paesi nelle loro spedizioni, approfittando dei viaggi del nostro Presidente per avanzare tale proposta. Secondo Desio, una spedizione del genere aveva bisogno di attrezzature ben superiori alle loro possibilità economiche nazionali e soprattutto di una nave rompighiaccio che li potesse accompagnare.
Purtroppo, le trattative del Ministro e del Comandante Zamboni, allora nostro referente a Washington, non andarono a buon fine e lo stato italiano non ebbe né la volontà né le possibilità di spendere tali cifre per finanziare la spedizione.

Le proposte di Desio continuarono quasi invano fino al 1962 quando, per merito della sua reputazione, venne invitato dalle National Science Foundation degli U.S.A. a partecipare ad una loro spedizione nel Polo Sud. Durante questo periodo non solo visitò le principali stazioni del settore nordamericano dell’Antartide, diventando il primo italiano a raggiungere il Polo Sud, ma questa partecipazione gli permise di capire se ci fossero le premesse per organizzare una base italiana di ricerca sul suolo antartico. Nell’aprile del 1974 gli venne conferita dal Governo degli Stati Uniti la “Antartic Service Medal“.
Le sue spedizioni e la sua caparbietà nel voler esserci aprirono la strada alla spedizione di ricerca scientifica del 1968 del CNR condotta da Marcello Manzoni e Ignazio Piussi, la quale ebbe una funzione fondamentale e pionieristica per la successiva presenza di una base italiana in Antartide. La prospettiva di taglio romantico di come allora venivano vissute le esplorazioni, da quel momento in poi iniziò ad avere un carattere scientifico predominante sia in ambito geologico sia climatologico, caratterizzando quelle che sarebbero state le linee di condotta successive.

Le ricerche di Marcello Manzoni (geologo e friulano d’adozione) e Ignazio Piussi (forse il più grande alpinista del secolo scorso), servirono anche ad evidenziare che il livello di studi da un punto di vista geologico e scientifico hanno sempre avuto e continuano ad avere un ruolo preponderante nel Friuli-Venezia Giulia, la cui capacità di proiezione scientifica non è seconda a nessuna.
Manzoni e Piussi furono tra i membri della prima spedizione italiana del CAI e del CNR in Antartide, insieme a Carlo Mauri (capospedizione), Carlo Stocchino (meteorologo e oceanografo del CNR), Aldo G. Segre dell’Università di Messina (direttore scientifico della spedizione) e Alessio Ollier guida alpina del CAI.
La spedizione ebbe il sostegno logistico del New Zealand Antarctic Research Programme, che ospitò gli italiani a Scott Base sull’isola di Ross dove collaborarono con ricercatori neozelandesi come il geologo Peter Webb.

Il Professor Manzoni racconta che fu un’escursione di un genere assolutamente straordinario e sconosciuto perché per loro l’Antartide era la “montagna assoluta”, così definita da un geografo friulano, emblema di tutte le difficoltà ambientali della montagna elevate al massimo grado (freddi fino a -85, venti fino a 300 km all’ora). Insieme ad Ignazio Piussi nella prima spedizione si trovarono nella catena transantartica in valli deglaciate, in una specie di catino di circa 80 km di diametro in cui la calotta glaciale non era entrata e dove le temperature erano relativamente meno fredde. Come geologo doveva riportare le primissime notizie sulle tipologie rocciose. Fu, quindi, sotto tutti i punti di vista una ricognizione simile alle prime spedizioni di qualsiasi altro continente.
Manzoni descrive il suo compagno di viaggio come un uomo estremamente intelligente, colto che leggeva tantissimo e dotato di una forza straordinaria, il cui diario, aggiunge, era sicuramente scritto meglio del suo. Spesso capitava che anticipasse risposte a domande da lui non ancora formulate. Piussi, nonostante non sapesse parlare in inglese, per tutto il periodo che passarono con i neozelandesi non ebbe nessuna difficoltà nel farsi capire, forse anche aiutato dal suo spiccato senso dell’ironia.
Tra il dicembre del 1968 ed il gennaio del 1969, percorsero a piedi oltre 240 km “su montagne dove nessuno era mai stato”.

“Negli anni che seguirono quella prima spedizione , i professori Carlo Stocchino e Marcello Manzoni – oltre a ritornare varie volte in Antartide – contribuirono attivamente all’adesione dell’Italia al Trattato Antartico e alla scelta di Baia Terra Nova come località per l’installazione della stazione scientifica italiana (oggi Mario Zucchelli); per conto del CNR e del Ministero della Ricerca Scientifica, nel 1984 Carlo Stocchino completò la stesura preliminare del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, includendo gli aspetti scientifici, logistici e finanziari (il PNRA fu istituito con la Legge del 10 giugno 1985, n. 284). Nel 1985 Stocchino fu il responsabile scientifico della prima spedizione del PNRA in Antartide.”

[l.f]