11.02.2021 – 18.10 – La necessità di procedere a una vaccinazione di massa per prevenire una terza ondata Covid-19, nei cui confronti l’Italia non disporrebbe di quelle “dighe” per resisterle nella forma di ristori economici e reparti per i ricoveri e le terapie intensive, impone di andare “al di là” del solo sistema pubblico. Spazio dunque alle iniziative private in grado di velocizzare il processo di vaccinazione; lo si è visto coi cinema. Ora il Friuli Venezia Giulia apre alla possibilità di affidare le vaccinazioni degli operai e dei dipendenti direttamente alle fabbriche di competenza, con riferimento a Confindustria Fvg. In tal senso gli esempi passati sono incoraggianti: la fornitura di mascherine e guanti a marzo-aprile 2020, la gestione dei tamponi rapidi nella fase post Covid e la campagna di vaccinazione antinfluenzale lo scorso autunno. La delega nell’esecuzione dei vaccini non avverrebbe in ogni caso senza una piena collaborazione con la Croce Rossa e le cooperative dei medici territoriali.
“Confindustria Fvg – ha detto il Presidente Agrusti, che rappresentava Confindustria Friuli Venezia Giulia, nella riunione di ieri tra Industriali, Cgil Fvg, Cisl Fvg e Uil Fvg – si propone nel ruolo di affiancamento sotto la direzione della Regione per portare i vaccini anti Covid-19 nelle fabbriche forti dell’esperienza messa in campo sia con la vaccinazione antinfluenzale che con la sorveglianza sanitaria, attivata attraverso i 65.000 tamponi rapidi effettuati nelle aziende grazie al coordinamento degli organismi bilaterali, ovvero l’Organismo paritetico provinciale (Opp) composto da Confindustria e sigle sindacali”.
Il vicegovernatore con delega alla Salute del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, si è dichiarato a favore, forte dell’esperienza pregressa: “Estendere queste iniziative sussidiarie – ha ammesso – all’azione delle istituzioni regionali è certamente un’opportunità: siamo a favore di qualsiasi azione che consenta la maggior distribuzione possibile del vaccino nel rispetto delle regole e della sicurezza avendo ben a mente la necessità di realizzare queste azioni attraverso un maggior numero dosi di vaccino e di professionisti sanitari”.
Riccardi ha però ricordato della necessità di ricondurre queste singole iniziative private sotto l’ombrello di una direzione comune, onde evitare, per così dire, di fare vaccini a macchia di leopardo: “L’esperienza che qui viene proposta può essere un modello da seguire, abbiamo molte organizzazioni che possono essere d’aiuto alla sanità pubblica in questo momento, ma è fondamentale ricondurre questo patrimonio di esperienze al coordinamento e alla titolarità delle scelte del sistema sanitario pubblico”.
[z.s.]