11.02.2021 – 10.16 – Cinema e teatri sono state le prime attività a venire chiuse, tanto a marzo, quanto a ottobre 2020; nonostante gli sforzi di molte, piccole, sale cinematografiche. Ricordiamo ad esempio gli accorgimenti adottati dal Cinema Nazionale di Trieste che aveva addirittura sperimentato un arco disinfettante. La pausa estiva aveva svelato l’intrinseca debolezza di un cinema senza film; sebbene fossero comparse alcune interessanti proposte russo-asiatiche, mancavano i blockbuster in grado di attirare le masse. Ora, con la diminuzione (anche se assai parziale) dei contagi e l’aiuto dei primi vaccini, i cinema iniziano a valutare la riapertura.
Specificatamente a guidare la protesta sono i distributori cinematografici italiani associati ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali), al fianco di ANEC, FICE e ACEC. Attraverso un comunicato condiviso tornano a chiedere al neo governo Draghi “la riapertura delle sale cinematografiche italiane in tempi e modi condivisi che possano consentire non solo la riaccensione delle insegne ma anche e soprattutto la ripartenza del mercato cinematografico”.
“La chiusura imposta ai cinema italiani – ricorda ANICA – nel mese di marzo ha causato ingenti danni alle società di distribuzione a cui si sono sommate le gravi perdite generate dai bassi incassi dei film distribuiti dalla riapertura di giugno fino alla nuova chiusura di fine ottobre, in un mercato che perdeva anno su anno circa l’85%”.
“I distributori cinematografici italiani, come gli esercenti, – ricorda ANICA – generano i loro proventi dagli incassi del “box office theatrical” e sperano vivamente che i cinema possano riprendere al più presto la loro attività ma ribadiscono che, per poter pianificare l’uscita di nuovi titoli dalle forti capacità commerciali, sono necessarie alcune certezze e condizioni industriali sostenibili“.
“Sarà indispensabile – avverte ANICA – che la riapertura dei cinema avvenga in una data certa, concordata e comunicata con adeguato anticipo, e sull’intero territorio nazionale e non a macchia di leopardo. Nel caso di limitazioni di orario, l’eventuale coprifuoco non dovrebbe arrivare prima della mezzanotte. Infine sarà determinante che i protocolli sanitari, sempre nella salvaguardia primaria della salute pubblica, siano coordinati e non peggiorativi rispetto a quelli, già di per sé stringenti, vigenti prima della chiusura di fine ottobre” conclude l’Associazione Nazionale.
[i.v.]