10.02.2021 – 15.50 – Tenere in mano una pentola bollente, maneggiare dei cubetti di ghiaccio, avvertire la carezza della persona amata: sensazioni di tatto intense che, apparentemente, ci sembrano anche durare maggiormente. Non è solo un’impressione personale, perchè ora la scienza ha confermato come il senso del tatto sia strettamente connesso a quello del tempo. Il nostro cervello registra una sensazione tattile intensa, che sia positiva o negativa, come molto più dilatata nel tempo, anche quando in realtà dura oggettivamente una manciata di secondi. La percezione del tempo trascorso è dunque legata al senso del tatto. Il nuovo studio della SISSA ‘A sensory integration account for time perception’ appena pubblicato su PLOS Computational Biology evidenzia per la prima volta questa connessione rivelando che uno stimolo tattile viene giudicato più lungo non solo quando oggettivamente dura di più, ma anche se è più intenso.
“La sfida posta della comprensione del senso del tempo nelle neuroscienze sta, prima di tutto, nel fatto che non esistono recettori dedicati. Il passare del tempo è un’esperienza sensoriale costruita senza sensori specifici” afferma Mathew E. Diamond, direttore del Tactile Perception and Learning Lab della SISSA.
Alessandro Toso, dottorando della SISSA e primo autore dello studio (firmato anche da Arash Fassihi, Luciano Paz e Francesca Pulecchi) spiega il lavoro condotto dal team: “Abbiamo addestrato uomini e ratti a confrontare la durata di due vibrazioni tattili. L’indizio principale che porta alla nuova teoria è che la durata percepita di una vibrazione aumenta non solo in relazione al tempo effettivo trascorso, ma anche in relazione all’intensità della vibrazione. In altre parole, i soggetti (di entrambe le specie) sentono che una vibrazione più forte dura più a lungo.”
[i.v.]