09.02.2021 – 15.15 – “Gli operatori economici devono poter ricevere misure di sostegno superando l’attuale, rigida impostazione che le condiziona a uno specifico periodo di avvio dell’attività economica. Abbiamo impegnato la giunta regionale a sollecitare il prossimo governo a intervenire, con il futuro decreto Ristori 5, di cui era già pronta una bozza prima delle dimissioni di Conte, evitando quella che di fatto è una penalizzazione per le aziende avviate anche dopo il 2019”.
Ad affermarlo la consigliera regionale Mara Piccin (Forza Italia), prima firmataria di un ordine del giorno sul tema, collegato al ddl 123 Sviluppoimpresa.
“Il protrarsi dell’emergenza epidemiologica Covid-19 sta continuando a incidere negativamente sui gran parte delle attività imprenditoriali. Per far fronte ai problemi economici degli imprenditori italiani, il governo Conte ha emanato diversi decreti volti a prevedere una serie di misure di sostegno e ristoro. Ma, come previsto dal decreto Ristori bis, il contributo a fondo perduto concesso alle partiva Iva attive al 25 ottobre 2020 e operanti in uno dei settori di attività definiti dai codici Ateco elencati nell’allegato 1, ‘spetta a condizione che l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 sia inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019’”.
“In tal modo – sottolinea Piccin – si è confermato un criterio già previsto dal decreto Rilancio: vengono esclusi dalla concessione dei contributi gli operatori economici che ad aprile 2019 non avevano conseguito alcun fatturato, in quanto la loro attività era stata avviata successivamente a quel mese. Nella bozza del decreto Ristori 5, la cui approvazione è stata bloccata dalla crisi di governo, è contenuta una disposizione tesa a risolvere questa criticità, prevedendo che, per ricevere i contributi, le partite Iva dimostrino il calo di fatturato nei primi sei mesi del 2020 e non più la differenza tra aprile 2020 e aprile 2019”.
“Ne va della sopravvivenza di imprese che non possono avere come “colpa”, per non vedersi riconoscere i ristori, quella di essere state avviate a pochi giorni dalle misure per contenere la pandemia, sfociate nel lockdown totale dello scorso anno e nei successivi provvedimenti. Dev’essere uno dei primi atti su cui si deve impegnare il nuovo governo – conclude – e il Friuli Venezia Giulia deve farsi portavoce di questa richiesta”.
[C.D]